Dolceroma

Andrea Serrano (Lorenzo Richelmy) è un aspirante scrittore che è costretto a lavorare in un obitorio in attesa della grande occasione della sua vita. Che finalmente arriva. Un grande produttore cinematografico, Oscar Martello (Luca Barbareschi), ha deciso di portare sul grande schermo il suo romanzo Non finisce qui. Ma i capitali a disposizione sono modesti, il regista (Luca Vecchi) è incompetente e il risultato è disastroso. La protagonista, Jacaranda Ponti (Valentina Bellè) istigata dalla sua agente Milly (Iaia Forte), temendo ripercussioni alla sua carriera, distrugge tutti gli hard disk che contengono il montato del film. Ma Oscar Martello non può permettersi un fallimento. Il film deve uscire. Il distributore Remo Golia (Armando De Razza) gli fa pesanti pressioni e anche la sua affascinante e facoltosa consorte (Claudia Gerini), gli fa capire che non può permettersi di andare in bancarotta. Così, con l’aiuto di Andrea, concepisce un piano diabolico: il rapimento da parte della criminalità organizzata della protagonista del film: i media impazziranno e il film sarà leggenda ancor prima di arrivare in sala. Il piano sembra funzionare, nonostante il poliziotto Raul Ventura (Francesco Montanari) si metta sulle tracce di Oscar sospettando una truffa. Ma l’improvvisa e inaspettata scomparsa di Jacaranda farà precipitare la situazione.

 

L’Aquila – grandi speranze

Nel cuore dell’Italia una città ridotta in macerie: è l’Aquila dopo il terremoto del 2009. Un anno e mezzo più tardi i suoi abitanti provano a riprendere in mano le loro vite spezzate cercando, ognuno a modo suo, di tornare a sperare.

Skylight – il cielo sopra il letto

Pluripremiato testo dello scrittore, sceneggiatore e regista di culto britannico David Hare, Il cielo sopra il letto esplora la complessa e drammatica relazione tra Saverio, imprenditore benestante e vedovo, ed Elisabetta la sua ex-amante, insegnante in una scuola di periferia, che vive in una modestissima casa di un quartiere popolare. Elisabetta, che aveva vissuto per un periodo nella casa di lui, se n’era andata quando la moglie, ai tempi della loro relazione ancora in vita, aveva scoperto il legame tra la ragazza e il marito. A un triennio di distanza dall’improvvisa e silenziosa fuga di lei, e un anno dopo la morte della moglie di lui, il divario tra i due sembra divenuto incolmabile: lei legge libri in autobus, lui è infelice padre di un figlio per cui spende i suoi soldi. Lei è impegnata nel recupero di giovani alunni precari, incarnando una certa sinistra militante, lui gira con l’autista, abita in una villa nel verde, è riuscito a farsi quotare in Borsa la propria catena di aziende di ristorazione, in breve riflette la tipologia più dinamica d’una nuova classe imprenditorial-conservatrice. Il testo racconta l’incontro di una sola notte, tra i due ex innamorati, una notte in cui si riaccendono sia la passione erotica di un tempo sia le differenze ideologiche, unite ad un senso di colpa schiacciante che li porterà ancora una volta ad una separazione lacerante e allo stesso tempo inevitabile. È un incontro ma al tempo stesso un insanabile dissidio tra due solitudini, tra due mondi, due età, tra la cultura conformista di lui e l’anticonformismo di lei. David Hare è uno dei più grandi autori britannici del nostro periodo ed è anche il più controverso – dichiara Luca Barbareschi – Il cielo sopra il letto è una bellissima storia che pur essendo una straordinaria introspezione di un rapporto uomo-donna, riesce a diventare mirabilmente uno statement politico su quello che è lo scontro psicologico tra politically correctness e pensiero razionale logico. Lui è un uomo pratico, ma intellettualmente onesto. Lei riflette l’anima di Hare, è il personaggio nel quale si identifica. Lo sguardo dell’autore su questi due personaggi non è di chi giudica. La saggezza vera sta nel comprendere i due personaggi. Esponente di una nuova generazione, Hare affida al figlio di Saverio il compito di mediare tra le solitudini di due ex intimi ora così concettualmente distanti e invocare una qualche solidarietà che, ai suoi occhi giovani, prescinde dalle barriere sorte tra il progressismo assistenziale di lei e il prototipo di una cultura affaristica rappresentata dalla figura paterna. Skylight è stato originariamente prodotto dal National Theatre nel 1995, prima del trasferimento al West End e a Broadway, e ha vinto il Laurence Olivier Award come migliore nuova opera teatrale. Nel 1997 con la produzione che mise il testo in scena a Broadway, Skylight si è aggiudicato anche il Tony Award al miglior revival di un’opera teatrale.

Il Penitente

Uno psichiatra affronta una crisi professionale e morale quando rifiuta di testimoniare in tribunale a favore di un paziente accusato di avere compiuto una strage. Il penitente, l’ultimo testo composto nel 2016 per il teatro dal drammaturgo statunitense David Mamet – Premio Pulitzer per Glengarry Glen Ross – descrive l’inquietante panorama di una società così alterata nei propri equilibri che l’integrità del singolo, anziché guidare le sue fulgide azioni costituendo motivo di orgoglio, diviene l’aberrazione che devasta la sua vita e quella di chi gli vive accanto. Coinvolto da un sospetto di omofobia, ‘il penitente’ subisce una vera gogna mediatica e giudiziaria e viene sbattuto ‘in prima pagina’ spostando sulla sua persona la momentanea riprovazione di un pubblico volubile, alla ricerca costante di un nuovo colpevole sul quale fare ricadere la giustizia sommaria della collettività. L’influenza della stampa, la strumentalizzazione della legge, l’inutilità della psichiatria, sono questi i temi di una pièce che si svolge tra l’ambiente di lavoro e il privato del protagonista. La demolizione sociale di un individuo influisce inevitabilmente sul suo rapporto matrimoniale.

L’Ufficiale e la spia

Il 5 gennaio 1895, il Capitano Alfred Dreyfus, promettente ufficiale, viene degradato e condannato all’ergastolo all’Isola del Diavolo con l’accusa di spionaggio per conto della Germania. Fra i testimoni di questa umiliazione c’è Georges Picquart, che viene promosso a capo della Sezione di statistica, la stessa unità del controspionaggio militare che aveva montato le accuse contro Dreyfus. Ma quando Picquart scopre che tipo di segreti stavano per essere consegnati ai tedeschi, viene trascinato in una pericolosa spirale di inganni e corruzione che metteranno a rischio non solo il suo onore ma la sua vita. “Il film parla dell’Affare Dreyfus, un soggetto che è rimasto nella mia testa per molti anni. In questo vasto scandalo, probabilmente il più grande della fine del 19° secolo, si intersecano errori giudiziari e antisemitismo. Per dodici anni, l’Affare Dreyfus divise la Francia, portando scompiglio anche nel resto del mondo. Ad oggi è uno dei simboli dell’ingiustizia politica e di cosa si possa arrivare a fare in nome dell’interesse nazionale.”

Cyrano de Bergerac

La storia di Cyrano de Bergerac, fenomenale spadaccino, spirito libero e poeta che porta nel bel mezzo della faccia un naso che “di almeno un quarto d’ora sempre lo precede”, è entrata di diritto nell’immaginario popolare, tanto da essere stata tradotta, adattata e interpretata innumerevoli volte. La storia è nota: innamorato senza poterlo rivelare di sua cugina Rossana, a sua volta stregata dalla bellezza di Cristiano, propone al giovane rivale un piano per conquistare l’inarrivabile fanciulla. Tuttavia non tutti sanno che questo personaggio leggendario è ispirato alla figura storica di Savinien Cyrano de Bergerac, uno dei più eclettici scrittori del Seicento francese e precursore della letteratura fantascientifica. I suoi romanzi sono metafora di viaggi meravigliosi, realistici e visionari, verso la Luna e il Sole. E un viaggio fantastico dentro la propria anima è proprio quello che compiono i due protagonisti che, da rivali si scoprono fratelli, alla ricerca di quella bellezza che pare essere il tema portante del racconto.

Rocco Chinnici

Il film tv “Rocco Chinnici”, tratto dal libro di Caterina Chinnici “È così lieve il tuo bacio sulla fronte”, racconta dal punto di vista privilegiato di una figlia, anch’essa divenuta magistrato, il “padre” del pool antimafia. Rocco Chinnici (Sergio Castellitto) è stato il primo magistrato ad intuire che la mafia avesse consistenti legami con ambienti imprenditoriali, politico-istituzionali e con associazioni malavitose internazionali. Il primo a pensare che lo scambio di informazioni tra magistrati sulle indagini di delitti di mafia, che ognuno di loro come da regola seguiva in solitudine, fosse fondamentale per scoprire relazioni tra malavitosi, imprenditori e politici che comparivano sulle diverse piste di investigazione. Convinto che la lotta alla mafia si dovesse combatterla insieme, Chinnici costituì il primo gruppo di magistrati impegnati a contrastare le organizzazioni criminali. Non sapeva di aver costituito quello che poco tempo dopo, sotto la guida di Antonino Caponnetto, fu chiamato “il pool antimafia”. Per Rocco, Paolo Borsellino e Giovanni Falcone erano degli amici fraterni. Con loro e con gli altri magistrati del pool mise in cantiere le indagini dei più grossi processi per mafia degli anni Ottanta: primo fra tutti il «processo dei 162», embrione del maxi-processo che verrà celebrato dopo la sua morte. Il film narra la vita professionale di Chinnici, ma anche il romanzo di formazione di Caterina Chinnici, giovane donna del sud che negli anni ’70, anni in cui la mafia commetteva efferati delitti come quello di Piersanti Mattarella, Cesare Terranova, Gaetano Costa, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, decide di diventare magistrato come suo padre. Il racconto di un rapporto esclusivo tra un padre e una figlia che insieme conducono una doppia battaglia quotidiana, quella professionale in nome della legalità e della giustizia, e un’altra, non meno complessa, sul versante privato, dove entrambi cercano di mantenere la normalità di una famiglia la cui vita di fatto è stravolta e limitata da un pericolo incombente.

Pietro Mennea

Sceneggiatura di Fabrizio Bettelli, Simona Izzo e Ricky Tognazzi Miniserie televisiva in due puntate da 100’ per Rai Uno realizzata da Casanova Multimedia per Rai Fiction Pietro Mennea è il più grande velocista della storia dell’atletica italiana, primatista mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72, tutt’ora record europeo, medaglia d’oro nella specialità alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Nato da una famiglia modesta, la leggenda vuole che da piccolo Mennea si fosse guadagnato la fama in città sfidando in corsa i “macchinoni” dei ragazzi più ricchi: non c’erano Alfa Romeo o Ferrari che tenessero, Pietro in velocità le bruciava tutte. È l’inizio di una delle storie più vincenti dello sport italiano, con una collezione di medaglie che dai Giochi del Mediterraneo arrivano fino a Europei, Mondiali e Olimpiadi, dove fu il primo a disputare quattro finali consecutive. Praticamente imbattuto dai Giochi di Montreal 1976 a quelli di Mosca 1980, di ogni Olimpiade ricordava con piacere il contesto storico e geopolitico che le accompagnava. Il suo primato, quello dei 200 metri piani, è diventato record a sua volta rimanendo imbattuto per ben 17 anni a livello mondiale e resistendo ancora oggi come record europeo. Questo grande campione ha fatto dei valori e dei principi etici legati allo sport la sua bandiera. All’inizio della sua carriera gli è stato trasmesso un insegnamento che non abbandonerà mai nel corso degli anni: contro il nemico si combatte, con l’avversario si compete. E la competizione implica lealtà e rispetto La fiction, prodotta da Casanova Multimedia è rivolta sia ad un pubblico giovane che conosce poco la storia e che ha sentito parlare tante volte del grande campione magari dai genitori oppure dai libri, che ad un pubblico più maturo che ha vissuto negli anni della narrazione. Al centro di tutto lo sport, mezzo educativo per eccellenza in quanto ricco di regole che inducono al rispetto dell’avversario, pur nel confronto competitivo.

L’anatra all’arancia

“L’anatra all’arancia” è uno spettacolo cult del teatro comico, opera di William Douglas Home, adattata dal celebre Marc Gilbert Sauvajon. Titolo emblematico di quella drammaturgia che suscita la risata con classe, attraverso un uso sapiente e sottile della macchina teatrale. Una bellissima storia universale di un uomo e di una donna e del loro ménage messo in crisi dalla personalità di lui, egoista, egocentrico, incline al tradimento, vittima del proprio essere un clown che finisce per stancare chi gli sta intorno. E di come il protagonista si inventi un modo per riconquistare la moglie che lo ha tradito e che amava, architettando un piano per dimostrarle che lui è il suo unico amore anche dopo venticinque anni. Luca Barbareschi, qui in veste anche di raffinato regista, e Chiara Noschese animano l’ingranaggio di questa commedia impreziosita da dialoghi gustosi e irresistibili.

Cercando segnali d’amore nell’universo

Uno spettacolo ricco di grandi emozioni che arrivano al cuore dello spettatore Per festeggiare i primi quarant’anni di carriera, Luca Barbareschi torna in teatro con un one man show ironico, divertente, pieno di energia e di musica dal vivo che affascinerà e incanterà il pubblico. Con un racconto letterario che ripercorre la carriera e racconta il percorso artistico e umano che ha contraddistinto la sua vita professionale. Lo fa con le parole dei più grandi autori con i quali ha avuto la fortuna ed il piacere di confrontarsi. Con la saggezza di Shakespeare o con l’ironia pungente di Mamet, accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo sospeso nella magia del gioco teatrale. Con il “pretesto” della sua biografia ripercorre le tappe fondamentali della sua vita, prendendo a prestito le parole di autori famosi da Shakespeare, Mamet, Tomasi di Lampedusa, Eschilo e l’accompagnamento di grandissimi autori musicali (Mozart, James Taylor, Chico Buarque) da vita ad uno spettacolo emozionante, commovente, coinvolgente e al contempo divertente. Questo spettacolo è dedicato a quanti non hanno smesso di cercare nei loro sogni, nei cieli notturni, nelle storie antiche, nelle lunghe attese, nella voglia di fare festa perché la vita è questo strano gioco nel quale tutti ci troviamo a recitare. Lo show è arricchito dalla band musicale di Marco Zurzolo, musicista e amico con cui Luca Barbareschi ha condiviso tante avventure artistiche.