Sceneggiatura di Fabrizio Bettelli, Simona Izzo e Ricky Tognazzi Miniserie televisiva in due puntate da 100’ per Rai Uno realizzata da Casanova Multimedia per Rai Fiction Pietro Mennea è il più grande velocista della storia dell’atletica italiana, primatista mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72, tutt’ora record europeo, medaglia d’oro nella specialità alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Nato da una famiglia modesta, la leggenda vuole che da piccolo Mennea si fosse guadagnato la fama in città sfidando in corsa i “macchinoni” dei ragazzi più ricchi: non c’erano Alfa Romeo o Ferrari che tenessero, Pietro in velocità le bruciava tutte. È l’inizio di una delle storie più vincenti dello sport italiano, con una collezione di medaglie che dai Giochi del Mediterraneo arrivano fino a Europei, Mondiali e Olimpiadi, dove fu il primo a disputare quattro finali consecutive. Praticamente imbattuto dai Giochi di Montreal 1976 a quelli di Mosca 1980, di ogni Olimpiade ricordava con piacere il contesto storico e geopolitico che le accompagnava. Il suo primato, quello dei 200 metri piani, è diventato record a sua volta rimanendo imbattuto per ben 17 anni a livello mondiale e resistendo ancora oggi come record europeo. Questo grande campione ha fatto dei valori e dei principi etici legati allo sport la sua bandiera. All’inizio della sua carriera gli è stato trasmesso un insegnamento che non abbandonerà mai nel corso degli anni: contro il nemico si combatte, con l’avversario si compete. E la competizione implica lealtà e rispetto La fiction, prodotta da Casanova Multimedia è rivolta sia ad un pubblico giovane che conosce poco la storia e che ha sentito parlare tante volte del grande campione magari dai genitori oppure dai libri, che ad un pubblico più maturo che ha vissuto negli anni della narrazione. Al centro di tutto lo sport, mezzo educativo per eccellenza in quanto ricco di regole che inducono al rispetto dell’avversario, pur nel confronto competitivo.
Cercando segnali d’amore nell’universo
Uno spettacolo ricco di grandi emozioni che arrivano al cuore dello spettatore Per festeggiare i primi quarant’anni di carriera, Luca Barbareschi torna in teatro con un one man show ironico, divertente, pieno di energia e di musica dal vivo che affascinerà e incanterà il pubblico. Con un racconto letterario che ripercorre la carriera e racconta il percorso artistico e umano che ha contraddistinto la sua vita professionale. Lo fa con le parole dei più grandi autori con i quali ha avuto la fortuna ed il piacere di confrontarsi. Con la saggezza di Shakespeare o con l’ironia pungente di Mamet, accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo sospeso nella magia del gioco teatrale. Con il “pretesto” della sua biografia ripercorre le tappe fondamentali della sua vita, prendendo a prestito le parole di autori famosi da Shakespeare, Mamet, Tomasi di Lampedusa, Eschilo e l’accompagnamento di grandissimi autori musicali (Mozart, James Taylor, Chico Buarque) da vita ad uno spettacolo emozionante, commovente, coinvolgente e al contempo divertente. Questo spettacolo è dedicato a quanti non hanno smesso di cercare nei loro sogni, nei cieli notturni, nelle storie antiche, nelle lunghe attese, nella voglia di fare festa perché la vita è questo strano gioco nel quale tutti ci troviamo a recitare. Lo show è arricchito dalla band musicale di Marco Zurzolo, musicista e amico con cui Luca Barbareschi ha condiviso tante avventure artistiche.
Una tigre del Bengala allo zoo di Baghdad
“Una tigre del Bengala nello zoo di Baghdad” racconta al pubblico che tutti gli altri animali sono fuggiti dallo zoo in cerca di libertà dopo l’invasione statunitense dell’Iraq, solo per essere trucidati e mangiati dai soldati. Quella notte, un plotone di soldati statunitense entra nello zoo e due soldati vengono messi di guardia davanti alla gabbia della tigre. Un soldato, Tom, si fa gioco del felino sventolandogli davanti del cibo e poi ritraendo di scatto la mano, prima che la tigre, esasperata dalla fame e dalla paura, azzanna la mano del militare; il suo compagno, Kev, spara alla tigre, ferendola mortalmente. Kev scopre che il fantasma della tigre lo perseguita mentre lavora in giro per Baghdad, ma dopo un’esplosione inaspettata il marine si trova ricoverato in ospedale, dove viene ritenuto pazzo perché continua a vedere una tigre immaginaria. Tom, ora con una protesi alla mano, torna in Iraq e va a visitare Kev in ospedale, anche se non solo per compassione per il commilitone. Si scopre che la pistola placcata in oro che Tom stava mostrando a Kev prima di essere aggredito dalla tigre era stata rinvenuta nel palazzo del defunto Uday Hussein, figlio dell’ex dittatore Saddam Hussein. Tom rivuole la pistola e chiede a Kev che fine abbia fatto, dato che vuole tornare negli Stati Uniti e farsi una nuova vita con i soldi ricavati dalla vendita dell’arma e della tavoletta del water placcata in ora sempre sottratto dalla casa di Hussein. Ma Kev ha perso la pistola dopo aver visto il fantasma della tigre per strade e l’arma è stata presa da Musa, l’ex giardiniere di Uday ora in servizio come traduttore per l’esercito statunitense. Anche Musa sta ricevendo delle visite sovrannaturali e vede il fantasma di Uday, che gli impedisce di consegnare la pistola dorata. Per provare ad allontare la tigre fantasma, Kev decide di amputarsi la mano e gettarla in pasto al felino, ma qualcosa va storto e Kev muore nel tentativo. Divenuto un fantasma, Kev segue Tom per le vie della città, cercando un significato per tutte le cose orribile successe nella capitale irachena. |
Pietro Mennea
Sceneggiatura di Fabrizio Bettelli, Simona Izzo e Ricky Tognazzi Miniserie televisiva in due puntate da 100’ per Rai Uno realizzata da Casanova Multimedia per Rai Fiction Pietro Mennea è il più grande velocista della storia dell’atletica italiana, primatista mondiale dei 200 metri piani dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″72, tutt’ora record europeo, medaglia d’oro nella specialità alle Olimpiadi di Mosca del 1980. Nato da una famiglia modesta, la leggenda vuole che da piccolo Mennea si fosse guadagnato la fama in città sfidando in corsa i “macchinoni” dei ragazzi più ricchi: non c’erano Alfa Romeo o Ferrari che tenessero, Pietro in velocità le bruciava tutte. È l’inizio di una delle storie più vincenti dello sport italiano, con una collezione di medaglie che dai Giochi del Mediterraneo arrivano fino a Europei, Mondiali e Olimpiadi, dove fu il primo a disputare quattro finali consecutive. Praticamente imbattuto dai Giochi di Montreal 1976 a quelli di Mosca 1980, di ogni Olimpiade ricordava con piacere il contesto storico e geopolitico che le accompagnava. Il suo primato, quello dei 200 metri piani, è diventato record a sua volta rimanendo imbattuto per ben 17 anni a livello mondiale e resistendo ancora oggi come record europeo. Questo grande campione ha fatto dei valori e dei principi etici legati allo sport la sua bandiera. All’inizio della sua carriera gli è stato trasmesso un insegnamento che non abbandonerà mai nel corso degli anni: contro il nemico si combatte, con l’avversario si compete. E la competizione implica lealtà e rispetto La fiction, prodotta da Casanova Multimedia è rivolta sia ad un pubblico giovane che conosce poco la storia e che ha sentito parlare tante volte del grande campione magari dai genitori oppure dai libri, che ad un pubblico più maturo che ha vissuto negli anni della narrazione. Al centro di tutto lo sport, mezzo educativo per eccellenza in quanto ricco di regole che inducono al rispetto dell’avversario, pur nel confronto competitivo.