La storia narra le vicende del casato nobiliare dei Salina, sospesa tra ricordo ed essere, alterna sprazzi di un passato folgorante e drammaticità borghese, profonde riflessioni sul tempo, specialmente interiore, alla realtà attraverso lo sguardo malinconico e fiero di Fabrizio Corbera, l’ultimo Gattopardo. Uomo dall’animo complesso, caratterizzato da un profondo conflitto interiore e da una calma apparente, nella sua mente cela pensieri che sfuggono al mondo che lo circonda e lancinanti riflessioni sulla natura umana. Solo l’amato nipote Tancredi ne intuisce la natura travagliata , l’unico in cui l’uomo-gattopardo si vede riflesso mentre impotente assiste alla fine di un’epoca. Il bel Tancredi, entusiasta e scavezzacollo, convincerà Fabrizio ad acconsentire alle nozze con Angelica, la figlia del ricco e parvenu Don Calogero Sedara. Nei saloni della residenza estiva Donnafugata, assisteremo alla parabola discendente dell’esistenza, viaggio nel dubbio di un uomo, grande provocatore e sublime vittima, fino all’epilogo della sua vita.
Nebbie e delitti 2
La miniserie televisiva è strutturata in sei episodi autonomi sceneggiati da Silvia Napoletano, Angelo Pasquini e Roberto Jannone. La regia è affidata a Riccardo Donna e il ruolo di protagonista a Luca Barbareschi e quello di Angela a Natasha Stefanenko. Ogni film della serie ha al suo centro un’indagine del commissario Soneri, capo della Mobile di Ferrara che, individualista nel lavoro e non solo, opera coadiuvato da una esigua squadra di fedelissimi che costituisce un nucleo a parte all’interno della Questura. Le sue indagini hanno come oggetto una serie di delitti di natura molto diversa tra loro, ognuno dei quali nasconde un mistero inquietante, e che portano alla luce i risvolti tragici e amari, sorprendenti o grotteschi, di quel mondo operoso e apparentemente tranquillo della provincia padana, che costituisce una delle zone più ricche e evolute del nostro Paese. Sulla scia dei grandi detective del passato, letterario e cinematografico, l’irrequieto Soneri non si ferma all’individuazione di un colpevole. E’ come se attorno alla figura dell’assassino si addensasse un intreccio di moventi diversi, di corresponsabilità diffuse, come se il delitto fosse il frutto marcio di un ambiente nel quale il tempo ha sedimentato risentimenti, ingiustizie mai riparate e desideri di vendetta.