Un piccolo villaggio nella regione dello Yunnan in Cina. Una giovane donna, Xiwen, perde il suo unico bambino, Shitou, che muore avvelenato da un alimento adulterato. Matteo lavora per conto del gruppo Feng, una multinazionale con sede ad Hong Kong che, fra molti altri affari, gestisce un traffico criminale di cibo adulterato che viene distribuito in tutto il mondo. Matteo inizia una scalata al successo senza scrupoli ed è proprio in questo momento di massimo prestigio che Matteo incontra Xiwen anche lei trasferitasi ad Hong Kong. Il trafficante di cibi adulterati e la donna che a causa di quel traffico ha perso un figlio, si incontrano per caso nel ristorante che lei ha aperto in memoria del figlio, per compiere una personale battaglia per l’autenticità degli alimenti e il consumo consapevole di cibo. Entrambi ignorano la verità che l’altro nasconde e allo stesso tempo non immaginano che quell’incontro sconvolgerà le loro vite.
Il discorso del Re
La commedia de Il discorso del Re è ambientata in una Londra surreale, a cavallo tra gli anni 20 e 30, ed è incentrata sulle vicende di Albert, secondogenito balbuziente del Re Giorgio V. Dopo la morte del padre, il timido e complessato duca di York non sarebbe dovuto salire al trono d’Inghilterra. Il primogenito era infatti Edoardo, che divenne sì re ma che, per amore di Wallis Simpson, abdicò neppure un anno dopo. A Bertie, o meglio ad Albert Frederick Arthur George Windsor, toccò il peso della corona diventando sovrano con il nome di Giorgio VI. Un uomo atipico che fu re molto amato dal popolo, legato da vero amore alla moglie: la volitiva Elisabetta Bowes-Lyon, e che si portava appresso un fardello di costrizioni infantili e un bisogno di affetto difficili da trovare nell’anaffettiva coppia di genitori regali. Un’insicurezza che si esprimeva attraverso una balbuzie invalidante e impossibile da gestire nei numerosi e imbarazzanti discorsi pubblici cui era tenuto. In più, Giorgio VI si trovava a essere la voce del e per il popolo britannico in un momento difficile della storia, alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Ma che voce poteva essere o quale guida per il popolo? Così venne portato dalla moglie in visita dal logopedista australiano Lionel Logue, dai metodi anticonformisti, capace di sondare le anime e di medicarle, attore mancato per eccessiva enfasi, insegnò al Duca di York come superare l’incubo di parlare in pubblico. Logue pretese subito il “tu” dal reale e sottopose il futuro re ad una cura che attingendo al laboratorio teatrale quanto alla seduta psicanalitica gli permise di salire sul trono.