Negli Eraclidi di Euripide, tragedia datata intorno al 430 a. C., i figli di Eracle (gli Eraclidi appunto), morto dopo la dodicesima “fatica” impostagli dal re Euristeo, fuggono dalla propria città, Argo, assieme alla nonna Alcmena e al vecchio sodale del padre, Iolao, nel tentativo di evitare la persecuzione da parte dello stesso Euristeo e rifugiarsi in territorio ateniese sotto la protezione di Demofonte, figlio di Teseo. Il re Demofonte difende i profughi radunati a Maratona presso l’altare di Zeus – il dio hikesios per eccellenza, benigno cioè verso i supplici che spesso si identificano negli esuli – e con incrollabile fermezza, malgrado i perfidi “avvertimenti” nonché le esplicite minacce di Copreo, l’araldo di Euristeo, si dispone allo scontro armato. L’oracolo chiede però il sacrificio di una nobile vergine per il conseguimento della vittoria: Demofonte, a questo punto, vacilla, ma una delle figlie di Eracle, l’ancora adolescente Macaria, offre la propria vita in cambio della salvezza di tutti i fratelli. Così la battaglia è vinta, mentre Euristeo viene catturato, incatenato e così condotto ad Atene, dove la vecchia madre di Eracle, Alcmena, esige che l’aguzzino del figlio sia immediatamente punito con la morte. Gli ateniesi si oppongono a tale esecuzione sommaria ed Euristeo, pur consapevole di dover comunque morire, rivela ai civilissimi cittadini di Atene che il proprio corpo, qualora venga sepolto presso il santuario di Atena Pallene, sarà, secondo l’oracolo, garanzia di eterna protezione per la città.
I figli di Eracle
- Teatro
- 2002
Negli Eraclidi di Euripide, tragedia datata intorno al 430 a. C., i figli di Eracle (gli Eraclidi appunto), morto dopo la dodicesima “fatica” impostagli dal re Euristeo, fuggono dalla propria città, Argo, assieme alla nonna Alcmena e al vecchio sodale del padre, Iolao, nel tentativo di evitare la persecuzione da parte dello stesso Euristeo e rifugiarsi in territorio ateniese sotto la protezione di Demofonte, figlio di Teseo. Il re Demofonte difende i profughi radunati a Maratona presso l’altare di Zeus – il dio hikesios per eccellenza, benigno cioè verso i supplici che spesso si identificano negli esuli – e con incrollabile fermezza, malgrado i perfidi “avvertimenti” nonché le esplicite minacce di Copreo, l’araldo di Euristeo, si dispone allo scontro armato. L’oracolo chiede però il sacrificio di una nobile vergine per il conseguimento della vittoria: Demofonte, a questo punto, vacilla, ma una delle figlie di Eracle, l’ancora adolescente Macaria, offre la propria vita in cambio della salvezza di tutti i fratelli. Così la battaglia è vinta, mentre Euristeo viene catturato, incatenato e così condotto ad Atene, dove la vecchia madre di Eracle, Alcmena, esige che l’aguzzino del figlio sia immediatamente punito con la morte. Gli ateniesi si oppongono a tale esecuzione sommaria ed Euristeo, pur consapevole di dover comunque morire, rivela ai civilissimi cittadini di Atene che il proprio corpo, qualora venga sepolto presso il santuario di Atena Pallene, sarà, secondo l’oracolo, garanzia di eterna protezione per la città.