C’eravamo tanto amati

Partito in sordina nel 1989 su Rete 4, questo talk show ottenne un successo crescente, diventando uno dei preserali più visti degli ultimi anni nonché vincitore di un Telegatto. C’eravamo tanto amati è stato condotto da Luca Barbareschi che era il moderatore di una coppia in crisi intenta ad attaccarsi a suon di parole non troppo tenere. I protagonisti, il più delle volte coniugi, erano supportati da parenti o amici che argomentavano la loro tesi. Visto il successo del programma, ne fu prodotta anche un’edizione in prima serata, in cui il pubblico in studio poteva votare il coniuge a cui davano maggior ragione. Dopo cinque edizioni, e circa 1.000 puntate, C’eravamo tanto amati chiuse i battenti nel 1994.

Obiettivo indiscreto

Parigi, oggi. David Lamberti è un fotografo professionista bello e coraggioso, che vuole pubblicare un libro che riunisca le più significative foto da lui scattate negli ultimi tre anni della sua professione. Al fine di fare questo accetta un incarico per una campagna pubblicitaria di moda commissionata da un’importantissima industria giapponese. Durante il corso della campagna si innamora di Claire Weston, la stupenda modella che presta il volto alle foto di David. Il fotografo scopre un mondo corrotto e senza scrupoli, che gli impedisce di portare avanti la sua lotta sulla qualità delle immagini da proporre per il prodotto finale. Mondo al quale soccombe inesorabilmente. Nel dipanarsi della vicenda l’amore per Claire sembra ormai perduto e quindi David, riconoscendone l’importanza, abbandona il suo lavoro al fine di ritrovare la ragazza.

PAPERISSIMA 1990

“Paperissima” è stato un programma televisivo italiano andato in onda in prima serata dal 9 ottobre 1990 all’8 marzo 1991 su Italia 1 e poi su Canale 5 il 1º giugno 1990 e dall’8 ottobre 1991 al 31 maggio 2013. La trasmissione era incentrata sulla riproposizione di gaffe, errori e bloopers di personaggi famosi, giornalisti, politici, telefilm, film ma soprattutto filmati realizzati da persone comuni. Prevedeva inoltre un concorso per videoamatori con un premio finale per la gaffe più divertente.

L’amico arabo

Un italiano che lavora da due anni in Tunisia a rilevare antichi graffiti si trova a fare i conti con una cultura differente proprio nel momento in cui sta tornando in Italia per assistere al funerale della madre. La sua provvisorietà, la sua solitudine non colmata da un amico e da un’amante araba, e l’affetto di attrazione invincibile per il destino, si rivelano causa di un incidente drammatico: viene assalito dai briganti a cavallo durante un viaggio intrapreso in pullman e ferito gravemente. L’italiano è colpito agli occhi, ma la precaria condizione di cecità sembra offrirgli una particolare lungimiranza: prima di morire l’amico arabo gli racconta la propria vita, e in quella narrazione fantasiosa, ricca di misteri, simboli, sortilegi, l’italiano riconosce finalmente l’impossibilità di lasciare l’Africa.

In nome del popolo sovrano

In nome del popolo sovrano è un film del 1990 diretto da Luigi Magni, con Alberto Sordi e Nino Manfredi. È il terzo della trilogia iniziata con Nell’anno del Signore (1969) e proseguita con In nome del Papa Re (1977); film nei quali ricorre il tema del rapporto tra il popolo e l’aristocrazia romana con il potere pontificio, tra gli sconvolgimenti accaduti nel periodo risorgimentale. Nel 1849, da Roma il Papa Pio IX è costretto a recarsi esule a Gaeta per l’avvento della Repubblica Romana. Pochi mesi dopo le truppe francesi del generale Oudinot e quelle austriache tentano di riprendere Roma, per imporre con la forza la restaurazione del potere temporale, che anche una parte dei cittadini, specie i nobili, vogliono vedere ripristinato. In casa del marchese Arquati, nobile papalino, vivono il figlio Eufemio, debole e timido, con la moglie Cristina, (che l’ha sposato costretta dalla famiglia), la figlia Giacinta e la serva-padrona Rosetta. Cristina, sostenitrice della repubblica, è diventata l’amante del capitano Giovanni Livraghi, rivoluzionario milanese, accorso in aiuto dei repubblicani, e grande amico del frate barnabita Ugo Bassi, contrario al potere temporale e sostenitore dei diritti del popolo, ma sempre fedele alla sua missione di sacerdote. Fra i popolani insorti spicca Ciceruacchio (Angelo Brunetti), accompagnato dal figlio adolescente, Lorenzo. Frattanto il marchesino Eufemio, innamoratosi improvvisamente della propria moglie, che vede trasfigurata dalla passione politica e da quella per Livraghi, è deciso ad uccidere il rivale, e a tale scopo lo raggiunge, mentre combatte sul Gianicolo, dove invece lo salva, uccidendo un francese, che stava per colpirlo a morte. Dopo molti scontri i patrioti repubblicani superstiti, sconfitti dalle truppe straniere, abbandonano Roma e si dirigono disordinatamente verso il nord. Cristina cerca di raggiungere Giovanni, il quale è partito con Bassi per congiungersi a Garibaldi. Ma Bassi e Livraghi vengono arrestati e condannati a morte, mentre la donna tenta invano di salvare l’amante, implorando la grazia da un potente prelato suo amico. Prima dell’esecuzione, a Ugo vengono negati i sacramenti, mentre Giovanni sceglie di confessarsi a lui. Intanto Eufemio cerca sempre la moglie, che vuol uccidere per vendicarsi, ma quando, dopo la morte di Livraghi, la rivede, tutto è cambiato fra loro: Cristina ora lo stima per il suo gesto generoso sul Gianicolo, gesto che gli ha fatto rischiare la vita. I due sposi si riuniscono, e lei segue il marito quando questi decide di combattere coi piemontesi per l’unità d’Italia. Frattanto anche Ciceruacchio e suo figlio vengono fucilati, mentre a Roma il Papa Pio IX torna a regnare.